IN MEMORIA Dl ALBERTO

IN MEMORIA Dl ALBERTO
IL GIORNO IN CUI LA NOTTE SCESE DUE VOLTE

Un
articolo può cambiare la vita di un ragazzo.
Un giornalista ha cambiato la
vita di un ragazzo.
Una notizia a cui nessun giornalista, in una grande
città, avrebbe dedicato
più di qualche riga, si è trasformata invece nello
scoop, nella grande
notizia, che è stata pubblicata su diversi
quotidiani.
I fatti: giovedì 5 luglio Alberto Mercuriali viene trovato in
possesso di
una "modica" quantità di hashish.
Domenica 8 luglio Alberto
Mercuriali è finito sulle prime pagine di alcun
quotidiani locali.
Lunedì
8 Luglio Alberto Mercuriali si è ucciso col gas di scarico della
propria
auto.
Ovviamente nessun nome è stato menzionato nell'articolo, ma il
giornalista è
stato talmente "bravo" e preciso nel riportare alcuni
insignificanti
dettagli, che la mancanza de nome non è bastata a tener
nascosta l'identità
del ragazzo.
Un vero e proprio articolo diffamatorio
pieno di menzogne che ha dipinto
Alberto come un drogato, ma del resto c
questo trattamento non era del tutto
nuovo, tanto è vero che pochi giorni
prima, nel corso della "discreta"
perquisizione domestica, gli furono fatte
promesse di anonimato mai
rispettate.
A conferma di ciò ricordiamo tutti
le eloquenti foto delle forze dell'ordine
scelte con astuzia dai quotidiani,
nelle quali i funzionari esibivano
orgogliosamente i ridicoli trofei della
loro caccia, quasi a voler ostentare
la soddisfazione per la cattura di
chissà quale narcotrafficante.
E' stata decisamente una "splendida" azione
combinata di pressioni
psicologiche e mediatiche.
Tradito dai Carabinieri
che l'hanno venduto alla stampa, che a sua volta,
l'ha prontamente
crocifisso.
Qualcuno disse: "Le parole contano", ci permettiamo di aggiungere
che ogni
tanto uccidono pure e concediamo, a chi le ha usate come arma,
l'unica
attenuante possibile: "l'infermità mentale".
Le parole del
giornalista cadono pesanti, ci fanno male, ci feriscono perché
sappiamo bene
che Alberto non era un drogato e non era la persona descritta
da quelle
parole fuorvianti.
Probabilmente, alla ricerca di una notizia sensazionale in
questa calda e
piatta estate, il giornalista ha vergognosamente manipolato
un'informazione
con l'intenzione di darla in pasto alle iene che, sedute
comodamente al
tavolino di un bar, l'avrebbero poi divorata
avidamente.
Questo non è giornalismo, ma il risultato di un sistema malato,
marcio, i
cui meccanismi non vengono dettati dalla sensibilità e dalla
comprensione
che gli esseri umani dovrebbero avere nei confronti dei propri
simili, ma
piuttosto vengono dettati dai nostri atteggiamenti e
comportamenti
superficiali e bigotti, dalle nostre corte vedute e dalle
nostre opinioni
meschine.
Tutti noi siamo quindi indistintamente
colpevoli di quello che è successo.
Alla base di una scelta estrema come
quella fatta da Alberto, probabilmente
concorrono problemi di diversa
natura, altre complicazioni di cui noi non
siamo al corrente.
Certo è che
le parole diffamatorie del giornalista e la plateale azione
delle forze
dell'ordine hanno colpito nel profondo, sono andate a toccare un
tasto che
ha azionato un circuito di disperazione aumentando lo stato di
estrema
fragilità in cui Alberto si trovava.
Noi, i suoi amici, singhiozzanti di
rabbia davanti a questo gravissimo
episodio vogliamo in qualche modo
"denunciare" questo dramma, vogliamo
urlare il nostro sdegno nei confronti
di un sistema che non può continuare a
funzionare a senso unico,
discriminando gratuitamente e senza nessun diritto
gli altri esseri
umani.
Viviamo per il momento con la grande amarezza nel cuore di aver perso
un
caro amico, un gran lavoratore, un buon studente ed un mediocre
pescatore.
Al contempo, proviamo un gran rancore dato dalla quasi assoluta
certezza che
poteva essere evitata una morte, se solo si fossero usati un pò
di tatto e
discrezione nello svolgimento delle rispettive professioni di
giornalista e
di militare, che peraltro riteniamo essere pilastri
fondamentali della
democrazia.
Oggi per noi la notte scenderà due volte:
per la morte evitabile di Alberto
e per l'assordante silenzio della stampa
che lo ha già dimenticato.

Ciao Alberto!

Gli amici del Dottor
Tosa

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