Iran, il rave è “satanico”

Irruzione della polizia a una festa clandestina organizzata via internet
Cd "immorali", ragazze in "abiti osceni": rischiano la condanna a decine di frustate

Iran, il rave è "satanico"
tutti arrestati i partecipanti

<B>Iran, il rave è "satanico"<br>tutti arrestati i partecipanti</B>

Giovani a un rave party

TEHERAN
– La musica che ascoltavano era "satanica", gli abiti indossati dalle
ragazze "osceni", i cd "immorali". Per questo, e anche per una certa
quantità di alcolici, hashish e marijuana, decine di giovani iraniani
sono stati arrestati dalla polizia durante un rave party organizzato a
una trentina di chilometri da Teheran. Ora li aspetta, probabilmente,
qualche giorno di carcere e il rilascio dietro pagamento di una
contravvenzione e la firma di un impegno a cambiare comportamento o,
nel peggiore dei casi, una condanna a qualche decina di frustate. Continue reading

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Don Gallo sulle accuse a Don Gelmini: «Solidarietà a lui, non al proibizionismo»

 

 

Don Andrea Gallo, della Comunità S.Benedetto di Genova
E. Ma.

«Io mi auguro di poter al più presto cantar con lui. Per me è innocente fino
a prova contraria e anche di più. Ma questa canea che si è alzata non è a
suo favore ma in difesa del proibizionismo e della legge Fini-Giovanardi».
Don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di
Genova, altro carismatico sacerdote che ha dedicato una vita alle
tossicodipendenze e al lavoro con i poveri e i diseredati, conosce don
Pierino Gelmini da quarant'anni. E ancora meglio si ricorda del fratello,
padre Eligio, consigliere spirituale del Milan ai tempi di Rivera. Quello di
don Gallo e dei Gelmini sono due mondi opposti. Si potrebbe dire quasi
antropologicamente opposti. Eppure lo difende.
Cosa pensi di questa inchiesta che coinvolge don Pierino su presunti abusi
sessuali?
È tutto un po' strano. Tengo a precisare che io sono solidale con tutti i
fratelli e le sorelle del mondo e quindi anche con lui. Anche se siamo
completamente opposti, per scelta di vita, metodologia e concezione della
lotta alla tossicodipendenza. Ricordo che quando applaudiva la
Fini-Giovanardi lui avrebbe voluto perfino di più: la sua visione era
tolleranza zerissimo. I suoi rapporti con la destra sono pubblici. Quando ci
fu la campagna elettorale per le amministrative a Genova don Gelmini venne
qui a fare un'iniziativa con Maurizio Gasparri e in quell'occasione urlava
che voleva la scomunica di don Gallo. Malgrado tutti gli insulti che ho
ricevuto, soprattutto dai suoi sostenitori, eppure gli riconosco anche molti
pregi.
Ma tu che lo conosci ti sembra un'accusa plausibile?
Io sostengo la presunzione di innocenza per tutti. Mi suona un po' strano
che dopo sei mesi d'indagine con lunghi e drammatici interrogatori senza che
però sia stato ancora formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio, solo
adesso la notizia salta fuori.
A te è mai successo di venire accusato ingiustamente da qualche ospite delle
tue comunità?
A me, a noi, in tanti anni non è mai successo. Purtroppo però può succedere.
Una volta una giovane avvocata nostra amica fu accusata da un tossicomane di
avergli portato la droga in carcere e di averlo ricattato chiedendogli
rapporti sessuali. Appena arrivò la denuncia, un giudice spiccò il mandato
di arresto per la povera avvocatessa che finì nel carcere di Voghera.
Naturalmente era innocente e dopo più di un mese di prigione venne
scagionata. Tuttavia posso dire nella mia esperienza quarantennale che è
rarissimo. Perché il tossicodipendente che è per la strada, che si vede
cacciato fuori di casa e rifiutato dai parenti o che esce di galera, sa
benissimo che chiunque lo accolga è un benefattore.
Ma se qualcuno si vuole vendicare, come sostiene in coro la destra secondo
le tesi della difesa…
Sì, ci possono essere forme di malessere, non chiamiamola vendetta. Ma c'è
una cosa che proprio mi addolora: vogliamo finalmente noi educatori
dimostrare fiducia verso la magistratura chiedendole semmai di fare il
proprio dovere secondo le leggi vigenti allo stesso modo per qualunque
cittadino? Cos'è questa difesa preventiva? Se lui brilla di luce propria, si
può essere solidali, provare dolore per un'accusa che può essere falsa, così
come faccio anch'io, ma quello che dispiace è vedere questa canea che si è
alzata subito dopo la diffusione della notizia? C'è chi promette una
manifestazione, chi accusa la magistratura, chi parla di complotto, chi
evoca l'anticattolicesimo. Questa sì che è una canea che fa male a tutti,
soprattutto a don Gelmini. È scandaloso: ancora una volta si vuole dividere
invece che unire.
Lo fanno per difenderlo?
Questa non è un segno di solidarietà con don Gelmini ma una difesa della
politica sulla droghe di tolleranza zero che continua a essere lì ed è
veramente grave e deleteria per migliaia di ragazzi. E pesa terribilmente su
tutti noi che ogni giorno ci confrontiamo con problemi serissimi. Ecco, qui
con me c'è un comitato di Castrocaro Terme che ricorda la morte di A. M., un
ragazzo di ventotto anni finito sui giornali per essere stato arrestato con
una piccola quantità di hashish e che lunedì 9 luglio si è suicidato nel
garage di casa per la vergogna. Nessuno ha solidarizzato con la famiglia e
la stampa lo ha già completamente dimenticato.

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Italia. Cassazione: coltivare o passarsi qualche spinello non giustifica arresto

 
 
04-08-2007, ore 10:05:47
 

 Passarsi lo spinello o coltivare qualche piantina di cannabis indiano
non sono fatti così gravi da giustificare un arresto in flagranza. A
dirlo è la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 31968 di ieri,
ha respinto il ricorso della Procura generale del Tribunale dei
minorenni di Sassari presentato contro la decisione del Gip della città
sarda che non aveva convalidato l'arresto di un giovane sorpreso a
coltivare alcune piantine di cannabis.

Secondo il Gip, opera
in questi casi, l'attenuante per cui l'arresto in flagranza non può
essere confermato. Questo caso ha offerto ai giudici del 'Palazzaccio'
l'occasione per elencare una serie di "fatti di lieve entità" per i
quali va concessa tale attenuante.

"Sono da ritenersi -ha
precisato la VI sezione penale- fatti di lieve entità la cessione
gratuita o la detenzione di qualche dose per uso di gruppo, l'offerta
dello spinello tra fumatori di hashish, la coltivazione di qualche
pianta di cannabis indiana, l'esportazione, la vendita, la
distribuzione e la cessione di modico quantitativo di stupefacente a
condizione che non siano effettuati con professionalità, organizzazione
di mezzi anche rudimentali, o continuità".

E' una sentenza 'innovativa, una nuova spallata alle politiche proibizioniste'. E' questo il commento di Paola Balducci (Verdi).
'La sentenza della Cassazione aggiunge Balducci dimostra ancora una
volta che spesso la magistratura sa stare in sintonia con la societa',
magari anche piu' della politica'.
La deputata dei Verdi sottolinea
'che il non luogo a procedere per l'irrilevanza del fatto, principio
del codice penale dei minori richiamato nella sentenza, dovrebbe essere
applicato anche nei processi a carico dei maggiorenni'. Da qui 'una
apposita proposta di legge' che Balducci annuncia di presentare alla
ripresa dei lavori della Camera 'perche' l'introduzione di questo
istituto, oltre che giusta, darebbe un grande aiuto allo sfoltimento
dei processi'.

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Italia. Udc organizza test antidroga volontario per parlamentari. Blitz Verdi-Radicali: ipocriti

 
 
 
01-08-2007, ore 12:54:48
 
 
 "E basta, con sto Mele…". Lorenzo Cesa
è in fila per il test antidroga in piazza Montecitorio e sta spiegando
ai cronisti che l'Udc proseguirà la battaglia dei valori nonostante la
vicenda del deputato Mele e della sua notte brava, quando un suo
collega di partito lo invita stizzito a non parlarne più, a guardare
avanti. E in effetti sono in molti i parlamentari dell'Udc in fila per
sottoporsi al test e a rivendicare la guida della battaglia contro gli
stupefacenti.
Accanto a loro molti deputati azzurri, tanti leghisti, pochi quelli di An, nessuno o quasi del centrosinistra.
Il test è triplice: della saliva, dell'urina o del sangue. Ci vogliono
5 minuti per farlo, molto di più occorre invece attendere in fila.
Tanti i parlamentari presenti, fin dalle 9:30 di stamattina. Fra i
dirigenti Udc Casini, Cesa, Buttiglione, Tassone, Volontè, D'Onofrio,
Dionisi, Libè, D'Alia, Pionati, Vietti, Drago, Ciocchetti. Fra i
parlamentari di FI Osvaldo Napoli e Guido Crosetto, i leghisti Roberto
Cota, Andrea Gibelli, Davide Caparini, Adolfo Urso e Riccardo Pedrizzi
di An.
Cesa attacca chi ha portato avanti "una strumentalizzazione
indecente" sulle contestate dichiarazioni sul ricongiungimento
familiare e sottolinea l'importanza di una iniziativa che serve a "a
dire che la droga uccide". D'accordo Cota, per il quale "è giusto che
ogni parlamentare dimostri di non far uso di droghe, anche se la vera
soluzione è una selezione della classe dirigente a monte".
I
parlamentari prendono un numero, come al supermercato, alle 11:30 ne
hanno già staccati oltre sessanta. Il deputato di An Pedrizzi, il primo
del suo partito ad arrivare, annuncia che proporrà al 'Secolo d'Italia'
"nel rispetto della privacy di pubblicare i nomi dei parlamentari che
si sono sottoposti al test". Quanto alle assenze di molti dei
parlamentari di via della Scrofa, getta acqua sul fuoco Urso: "E' un
fatto personale e tale deve restare, nel rispetto assoluto di chi
sceglie di fare o meno il test".
Molti, fra gli esponenti dell'Udc,
spiegano che avrebbero preferito un test tricologico, come proposto
senza successo dai centristi in Parlamento. Quel tipo di test, a
differenza di quello a cui si sono sottoposti stamane i parlamentari,
rileva presenza di sostanze stupefacenti anche a distanza di mesi.

BLITZ VERDI-RNP A TEST UDC: PERE E CONDOM ANTI-IPOCRISIA –
Un
po' di pere, "perche' e' meglio mangiarsele che farsele". Una manciata
di profilattici, "perche' una campagna di prevenzione in Parlamento
farebbe solo bene". E qualche mela, ma lasciata all'ultimo minuto nel
sacchetto, "perche' avrebbero rappresentato le tentazioni, ma non
volevamo doppi sensi con il nome del deputato Mele dell'Udc, non saremo
noi a fare moralismi". Si sono presentati cosi' 'armati' i verdi Paolo Cento, Grazia Francescato, Paola Balducci, Luana Zanella e la radicale Donatella Poretti allo stand organizzato dall'Udc in piazza Montecitorio per sottoporre i parlamentari al test antidroga.
"Volevamo sottolineare- ha detto il sottosegretario all'Economia Cento-
l'ipocrisia di questa campagna. Ci sono troppi politici che fanno i
proibizionisti e poi di notte…
Insomma, volevamo portare agli antiproibizionisti un po' di anti-ipocrisia".
"Ipocrita" sarebbe, secondo il gruppo di deputati di Verdi e Rosa nel
pugno, il test antidroga organizzato oggi dall'Udc "perche'- spiega
ancora Cento- farlo il mercoledi' con giorni di preavviso significa
fare solo un gesto simbolico. Facciamolo un sabato sera,
all'improvviso. Cosi' vediamo". Continue reading
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Italia. Cocaina a Bergamo. Ricoverati vittime del mercato nero

27-07-2007, ore 13:16:55
 
 
Pietro Yates Moretti
 


Nelle ultime ventiquattro ore 15 persone sono state ricoverate in un
ospedale di Bergamo per intossicazione da cocaina tagliata male.
Secondo i medici, la cocaina sarebbe stata tagliata con l'atropina, una
sostanza che amplifica gli effetti della cocaina e provoca
allucinazioni. Questo e' solo un piccolo, e ci auguriamo riparabile,
esempio degli effetti devastanti dell'attuale legislazione sulle
droghe. Come negli Stati Uniti durante il proibizionismo sull'alcol, il
mercato nero offre sostanze non controllate, sconosciute, prodotte da
mercanti di droga il cui unico obiettivo e' il profitto. All'epoca si
poteva morire per un bicchierino di wisky da una partita mal tagliata,
oggi si muore per quelle droghe illegali che circolano liberamente in
clandestinita'. Dall'hashish all'eroina, milioni di italiani acquistano
e consumano sostanze senza conoscerne i contenuti e la potenza,
esponendosi a gravi rischi per la salute.
La legalizzazione ed il
severo controllo del mercato delle droghe oggi illegali potrebbe
ridurre enormemente il danno, ed episodi come quello verificatosi a
Bergamo (e chissa' quanti altri casi simili che risultano i morti da
overdose) non accadrebbero. Il cittadino che scegliesse di assumere
sostanze come la cocaina o la cannabis avrebbe la possibilita' di
essere seguito da medici -e quindi informato sulla loro reale
pericolosita'- e ottenere dosi e sostanze controllate, e quindi meno
rischiose per la sua salute. Oltremodo, potrebbe acquistare le sostanze
in luoghi controllati piuttosto che dover entrare in contatto con la
malavita.
Continuare sulla strada della repressione "senza se e senza ma" condanna alla roulette russa milioni di italiani.

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Una buona notizia!

25-07-2007, ore 10:16:31
 
Italia. Hanno assolto Mario!
 

23 settembre 2004: due vigili urbani entrano nella corte di via Cavour
a Candia Lomellina in provincia di Pavia dove abita Vincenzo di Salvia,
per tutti Mario, per un normale accertamento di residenza nei confronti
di alcuni vicini di casa. Scoprono così due piante che Mario, come ogni
anno da trent'anni, sta amorevolmente crescendo in un'aiuola dello
spazio comune. Subito vengono chiamati i carabinieri che sequestrano le
piante e inizia così il solito lungo e sfiancante iter di denuncia,
processo, avvocati, tribunali.
Ma ieri, 24 luglio 2007, è giunta
presso il tribunale di Vigevano l'assoluzione da parte del giudice
Pietro Savani dall'accusa di detenzione per spaccio poichè il fatto non
sussiste inquanto Mario di Salvia ha dimostrato l'uso personale.
Mario è un coltivatore e da trent'anni promotore di politiche
antiproibizioniste: dopo il sequestro delle piante nell'estate 2004,
l'ennesimo guaio per uno dei tanti che si mettono in gioco accollandosi
tutti i rischi, ha fondato il comitato Sana Pianta Lomellina
organizzando per il 9 aprile 2005 una manifestazione antiproibizionista
nel piccolo paese dove risiede.
Potete guardare il video della manifestazione qui:
http://it.youtube.com/watch?v=8C9bgTWzUZE
o potete scaricarlo qui:
http://www.ngvision.org/mediabase/475
contiene anche un estratto di un'intervista a Mario.
Il corteo che ha sfilato sotto la pioggia protetto da un cordone di
polizia più numeroso degli stessi manifestanti, è servito a mitigare
negli ultimi anni l'azione repressiva nei confronti non solo di Mario
ma di tutti i consumatori che da anni si trovavano ad affrontare nella
zona un ottuso accanimento da parte delle forze dell'ordine.
L'assoluzione di Mario di Salvia è un altro piccolo tassello della
strada verso la depenalizzazione delle cosiddette droghe leggere: il
suo avvocato difensore, Luca Boni di Cassolnovo (Pv) assegnatogli
d'ufficio, è riuscito ad ottenere l'assoluzione del suo assistito
grazie anche alla dichiarazione del suo medico curante. Infatti questi
ha stilato una dichiarazione in cui afferma che Mario, che ha subito 3
operazioni di ernia discale, non ha mai fatto uso di medicine della
sussistenza nazionale fuorchè quelle dell'immediato post-operazione.
Mario infatti si è sempre curato con la canapa che lui stesso coltiva,
anche nelle sue funzioni indirettamente antidolorifiche. Inoltre
l'avvocato ha anche impugnato due precedenti sentenze, tra cui una
della corte d'appello di Trento del dicembre 2006 che assolse un
coltivatore cui erano state trovate nove piante e un'altra della corte
di cassazione di Roma del gennaio 2007.
Ora Mario può tornare ai
sui lavori di responsabile tecnico dei depuratori di Assago e Trezzano
sul Naviglio (Milano), sindacalista Cgil e coltivatore con una
rinnovata dose di serenità.
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Castrocaro ricorda Alberto ( da liberazione)

Quando il  corteo entra silenziosamente nella piazza dove ogni anno si
svolge il festival di Castro Caro Terme, anche le luci di chi lavora nei
preparativi dell'evento si attenuano per un attimo, quasi intimorite dal
silenzio delle 1000 persone che con le loro fiaccole  hanno attraversato il
paese  in memoria di Alberto Curiali.
La storia di Alberto purtroppo è simile a quella di Giuseppe Ales, anch'egli
suicidatosi, dopo essere finito nelle pagine dei giornali locali, per aver
infranto la legge per possesso di Cannabis.
Storie queste che lasciano profondi segni nelle coscienze, e che evidenziano
quanto sia dannoso l'intreccio che si è costruito tra le ideologie
securitarie e le retoriche mass mediatiche sul fenomeno delle sostanze
stupefacenti, un meccanismo devastante quando  persone “normali”,
incensurate,   finiscono per essere  messe alla berlina mediatica senza
appello. Per molti di questi giovani, una volta fermati si crea una
situazione complessa dal punto di vista psicologico, una sorta di fine del
progetto di vita, rafforzata dal fatto che la nuova legge prevede, se il
giudice ti riconosce colpevole un minimo di 6 anni di carcere. Diventa
difficile uscire di casa con  lo stigma  impresso sulla pelle di “drogato”,
come il rapporto di fiducia violato con i genitori. Si dirà, che i giornali
non ci mettono il nome, e che fanno il loro mestiere, vero,  ma mettono
tutti gli indizi per fare una spietato “indovina chi”, che si risolve subito
in un paese di poche migliaia di abitanti. E lo stesso discorso vale  per le
forze dell'ordine. Mi interrogo sul senso e sullo scopo di una conferenza
stampa dei Carabinieri con tanto di foto per 60 grammi di fumo, nella quale
si afferma che il fine settimana è stato all'insegna della lotta alla droga
in un'operazione durata due giorni. Un'operazione aggiungo io  in cui il
narcotrafficante presunto dovrebbe essere un ragazzo di 28 anni, perito
agrario, incensurato, che aveva in un libro di fantasy un panetto di fumo.
Le nuove teorie di controllo sociale, nate sotto i dettami della tolleranza
zero,   necessitano di un continuo coinvolgimento della popolazione locale,
di una continua mobilitazione su temi simbolici come le droghe, gli
immigrati,  proposte e riproposte come emergenze continue dalla stampa
locale senza dare a nessuno il diritto di replica. Soparatutto in provincia,
dove le bacheche ad effetto, si mischiano ai commenti da Bar, dando origine
ad una retorica della devianza che tende ad autoalimentarsi questo processo
è ancora più forte e senza appello.  Ma gli amici del Dottor Tosa,( cosi si
sono firmati)  non hanno avuto paura del moralismo bigotto, e non hanno
lasciato passare la cosa come una fatalità,  hanno scritto una lettera
rivolta a tutto il paese  in memoria del loro amico, intitolata il giorno in
cui la notte scese due volte. Il volantino è stato messo nei bar, nelle
fermate degli autobus, e sono riusciti, nella drammaticità dell'evento che
li ha sconvolti, a prendere voce, a denunciare il loro sdegno nei confronti
di un sistema che non può continuare a funzionare a senso unico,
discriminando gratuitamente senza nessun diritto per gli esseri umani.
Nemmeno loro forse se lo aspettavano, ma alla manifestazione c'era tutto il
paese, una processione civile per ridare dignità ad un loro fratello, in cui
  anziani e genitori, bambini e giovani hanno voluto affermare con
determinazione che questa morte assurda era evitabile. Devo dire che dopo
anni di lotte sul tema, sono rimasto impressionato anche io,  e come se
questo piccolo paesino termale, dentro la campagna romagnola parlasse
all'intera nazione. Mentre  queste persone sfilavano silenziosamente, tra  
gli striscioni che scendevano dalle case con la scritta “stop alle notizie
che uccidono”  tutti quanti loro dimostravano che la società italiana, è
molto più avanti rispetto alle ideologie bigotte della sua classe politica.
Alberto  non guidava ubriaco al volante di un'auto, non era a spacciare
davanti ad una scuola,  ma in un parco a fumarsi un semplice spinello, e la
quantità ritrovata era per uso personale, altro che spacciatore. Che senso
ha continuare a rincorrere  persone che decidono di fare una scelta di vita
che riguarda la propria esistenza, non parlo di minorenni, ma di persone
adulte, che non hanno problemi di nessun genere se non il fatto di vedersi
rovinare la vita da forze dell'ordine e giornalisti. I ragazzi di Castro
Caro Terme nella loro semplicità sono riusciti per la prima volta nella
storia di questo paese a ribaltare nel territorio in cui vivono la
narrazione prevalente che inscrive fenomeni sociali in fenomeni penali,
penso che tutti quanti noi, che da anni siamo impegnati per dare a questo
paese una normativa civile sul fenomeno delle droghe dovremmo imparare da
loro, dovremmo ascoltarli e non lasciarli soli, anche per continuare a
tenere viva la dignità e la memoria di un loro fratello.

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DROGA:INCENSURATO SUICIDA DOPO DENUNCIA,PROTESTA IN ROMAGNA

 DROGA:INCENSURATO SUICIDA DOPO DENUNCIA,PROTESTA IN
ROMAGNA
(ANSA) – CASTROCARO TERME (FORLÌ-CESENA), 14 LUG – 'Stop alle
notizie che
uccidonò e 'Io non credo più ai giornalì. Firmato 'I giovani di
CT
(Castrocaro Terme) e TDS (Terra Del Sole)'. Sono le due scritte, a
caratteri
cubitali, che da ieri capeggiano su due lenzuoli appesi ad
altrettante
finestre affacciate sulla piazza principale di Terra Del Sole,
che venerdì
prossimo ospiterà la finalissima del festival 'Voci e Volti
nuovì di
Castrocaro, con la ripresa televisiva della Rai. Le due frasi si
riferiscono
al suicidio, avvenuto lunedì scorso in un podere della zona
utilizzando il
gas di scarico della proprio vettura, di un ventottenne del
posto, finito
nei guai con la giustizia per possesso di droga. Il giovane,
laureato in
agronomia, senza precedenti e descritto come un tipo tranquillo
e molto
schivo, era stato sorpreso dai carabinieri il 6 luglio a fumare uno
spinello
in un parco pubblico. Una successiva perquisizione domiciliare
aveva portato
al ritrovamento di un panetto di hascisc, del peso di circa
sei etti,
nascosto in un ingegnoso incavo ricavato fra le pagine di un libro
giallo. I
mass media, a seguito di una conferenza stampa dei Carabinieri in
cui era
stata dato conto dell'accaduto senza fornire le generalità del
giovane,
aveva riportato la notizia, più per l'originalità del nascondiglio
che per
il fatto in sè. Pare però che il giovane, secondo quanto sarebbe
riportato
in una lettera indirizzata ai genitori, non abbia retto alla
vergogna,
decidendo di farla finita. Una tragedia che ha portato gli amici
del giovane
a inscenare la protesta. (ANSA).

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Una crociata bipartisan che fa male a tutto di Don Andrea Gallo

war on drugs
Una crociata bipartisan che fa male a tutto
Don Andrea
Gallo

Cammino da quarant'anni sulla strada e rispetto la fatica di
chi deve
affrontare, con i propri figli, un percorso lungo e difficile. Mi
sento
vicino
a coloro che non hanno mai la parola. Al contrario di molti
che la
monopolizzano, esercitando un vero colonialismo nella società. E sento
il
dovere di avvertire i giovani dei pericoli che corrono e delle risorse
di
cui
possono disporre. Nei confronti degli altri (media, politici,
benpensanti,
chiese, scuola) è mio diritto ridimensionare i problemi della
dipendenza,
chiarendoli in modo lucido nelle analisi e nella sintesi.
Bisogna
confrontarsi
lealmente, approfondire e non ritenere verità
assoluta la propria visione
della
realtà «droga». In questo campo minato,
le metodologie devono costruirsi
in
un
processo di trasformazione
sociale collettiva.
L'allarme e l'emergenza di questi giorni costruiscono una
deleteria
disinformazione. Circolano falsi miti e leggende che fanno notizia,
come
«fuma
uno spinello e muore». E quasi sempre chi lancia allarmi non
costruisce
politiche del bene comune. Si abbia il coraggio di affermare che
le
«droghe»
non sono il vero e il primo rischio per la stragrande
maggioranza dei
giovani.
Si ammetta il fallimento della guerra
all'offerta. La «Merce» circola e
le
piantagioni in Afghanistan sono
triplicate. Il mercato clandestino è
fiorente.
La Comunità San Benedetto
al Porto ha ospitato l'assemblea «Dipende da
noi»,
che ha visto la
partecipazione di oltre 200 persone in rappresentanza di 40
centri sociali di
tutta Italia.
La consapevolezza dei danni prodotti dalle leggi degli ultimi
anni è stata
forte
e condivisa da tutti: nel 2006 spunta la
Fini-Giovanardi, approvata a notte
fonda come emendamento al decreto delle
Olimpiadi di Torino. Si è deciso
di
partire dal prodotto droghe,
demonizzandole e scatenando una persecuzione
che
mette tutto nelle mani
del circuito repressivo: Prefetture, Questure,
magistratura, carceri e quelle
comunità aderenti all'impianto della nuova
repressione. La tolleranza zero
continua a impedire un rapporto educativo e
sincero con i giovani. Si delinea
un fronte bipartisan conservatore e
immobilista che dice di combattere una
battaglia in difesa dei giovani e
finisce per conservare il nulla poiché il
vecchio proibizionismo e lì
come un
ammasso di rottami in nome del quale
non si va da nessuna parte. Non è
pedagogico definire una persona dal
prodotto che usa. E' un concetto
limitato e
poco scientifico attribuire a
un prodotto una dimensione morale. Il fronte
proibizionista (la droga fa
male) cavalca questa corporativa nostalgia. E
non
pone alternative, che
non siano le comunità terapeutiche, il privato
d'elite
finanziato dallo
stato e un servizio pubblico depotenziato. Quest'ultimo
diventa manovalanza
per i ceti e le aree deboli del paese, con il suo
ultimo
stadio, il
carcere, come discarica sociale. La nuova maggioranza dopo le
promesse
elettorali non ha affrontato la riforma della
legge
Fini-Giovanardi.
Perché? E' un ritardo pesante.
La mitizzazione
delle sostanze proibite aumenta l'attrazione, soprattutto
tra
i
giovanissimi. Urge costruire una rete, con tutti quei soggetti che
aspirano
ad
avere una funzione progettuale originale, non burocratica, che
può essere
realizzata solo intorno a un servizio pubblico forte. Predisporre
programmi
a
«bassa soglia», incrementare trattamenti sulle esigenze di
percorsi
individualizzati, allestire interventi intermedi flessibili
fra
l'ambulatoriale
e le comunità (unità di strada, centri diurni,
attività sociali e
domiciliari,
lavoro, case alloggio, gruppi di
auto-aiuto). Urge in primis la totale
depenalizzazione del consumo personale.
Non spaventi la «legalizzazione»
quando
significa «darsi regole nuove».
Governare un fenomeno complesso significa
renderlo gestibile da chi lo vive:
abbiamo lasciato morire troppe persone.
La strategia che l'Ue propone si
fonda su tre pilastri: lotta al traffico,
prevenzione-cura e
riabilitazione-riduzione del danno. Resta nei fatti la
migliore strada
percorribile. Questo processo deve coinvolgere tutti:
cittadini, gruppi
spontanei e istituzioni. Dobbiamo sollecitare gli enti
locali
a favorire
pratiche e politiche sociali che costruiscano spazi di
socializzazione nelle
periferie, nei centri storici, nelle stazioni, nelle
città piccole e grandi.
Le crociate e i cacciatori di streghe sono inutili
e
dannosi.

Il
Manifesto – 12 Luglio 2007 – pag. 7

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Italia. La relazione della sconfitta. Cambiare subito la legge (Aduc)

1-07-2007, ore 12:23:15

 
Vincenzo Donvito
 

Il ministro della Solidarieta' Sociale, Paolo Ferrero, ha inviato al Parlamento la "Relazione annuale sullo stato della tossicodipendenza". In una marea di numeri e di dati, per un Paese come il nostro, dove la legislazione e' esclusivamente punizionista, e' la relazione dell'ennesima sconfitta.
Se le sostanze sono sempre di piu' alla "alla portata di tutte le
tasche" –come dice il ministro-, se la loro "maggiore accessibilita'
economica, oltre alla ampia disponibilita' di reperimento sul mercato
illegale le rende ancor piu' popolari", vuol dire che cio' che si e' prefisso il legislatore, non solo e' fallito, ma ha generato un effetto contrario.
In un Paese che ragionasse in modo semplice e pragmatico, se ne dovrebbero subito trarre le conseguenze e cambiare rotta.
Non e' con la minaccia della punizione -e l'illegalita' delle sostanze-
che si inducono le persone a non consumare le droghe; l'illegalita' e
le punizioni, invece di intimorire i potenziali consumatori, li ha
incuriositi e indotti all'approccio; la delinquenza organizzata nei
traffici e quella spicciola nello spaccio, ha trovato un terreno
fertile e, come sempre dove c'e' domanda, ha moltiplicato l'offerta,
trovando un buon mercato in espansione. Lo Stato, invece di capire
questo fenomeno e scoraggiarlo nelle ragioni attraverso l'informazione
e l'educazione, lo ha ignorato e si e' concentrato sulla repressione; trattandosi
pero' di un fenomeno di larghissima diffusione, non potendo punire e
mettere in galera quasi la meta' dell'intera popolazione, si e'
ritrovato con questi risultati.

A questo punto, chiunque, anche
il piu' integerrimo punizionista, dovrebbe paventare un cambiamento di
rotta, altrimenti non sta cercando di fare gli interessi della
popolazione ma solo agitando un suo drappo ideologico, all'altissimo
costo di vite, salute e denaro che coinvolge l'intera nazione.
Il primo passo? Cambiare
subito l'attuale legge Fini-Giovanardi. Alla camera c'e' gia' un
progetto di legge a prima firma dell'on.Marco Boato, la discussione va
cominciata subito. Ogni giorno di ritardo aumenta solo la complicita'
nello sfascio in corso.

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