Don Gallo sulle accuse a Don Gelmini: «Solidarietà a lui, non al proibizionismo»

 

 

Don Andrea Gallo, della Comunità S.Benedetto di Genova
E. Ma.

«Io mi auguro di poter al più presto cantar con lui. Per me è innocente fino
a prova contraria e anche di più. Ma questa canea che si è alzata non è a
suo favore ma in difesa del proibizionismo e della legge Fini-Giovanardi».
Don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di
Genova, altro carismatico sacerdote che ha dedicato una vita alle
tossicodipendenze e al lavoro con i poveri e i diseredati, conosce don
Pierino Gelmini da quarant'anni. E ancora meglio si ricorda del fratello,
padre Eligio, consigliere spirituale del Milan ai tempi di Rivera. Quello di
don Gallo e dei Gelmini sono due mondi opposti. Si potrebbe dire quasi
antropologicamente opposti. Eppure lo difende.
Cosa pensi di questa inchiesta che coinvolge don Pierino su presunti abusi
sessuali?
È tutto un po' strano. Tengo a precisare che io sono solidale con tutti i
fratelli e le sorelle del mondo e quindi anche con lui. Anche se siamo
completamente opposti, per scelta di vita, metodologia e concezione della
lotta alla tossicodipendenza. Ricordo che quando applaudiva la
Fini-Giovanardi lui avrebbe voluto perfino di più: la sua visione era
tolleranza zerissimo. I suoi rapporti con la destra sono pubblici. Quando ci
fu la campagna elettorale per le amministrative a Genova don Gelmini venne
qui a fare un'iniziativa con Maurizio Gasparri e in quell'occasione urlava
che voleva la scomunica di don Gallo. Malgrado tutti gli insulti che ho
ricevuto, soprattutto dai suoi sostenitori, eppure gli riconosco anche molti
pregi.
Ma tu che lo conosci ti sembra un'accusa plausibile?
Io sostengo la presunzione di innocenza per tutti. Mi suona un po' strano
che dopo sei mesi d'indagine con lunghi e drammatici interrogatori senza che
però sia stato ancora formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio, solo
adesso la notizia salta fuori.
A te è mai successo di venire accusato ingiustamente da qualche ospite delle
tue comunità?
A me, a noi, in tanti anni non è mai successo. Purtroppo però può succedere.
Una volta una giovane avvocata nostra amica fu accusata da un tossicomane di
avergli portato la droga in carcere e di averlo ricattato chiedendogli
rapporti sessuali. Appena arrivò la denuncia, un giudice spiccò il mandato
di arresto per la povera avvocatessa che finì nel carcere di Voghera.
Naturalmente era innocente e dopo più di un mese di prigione venne
scagionata. Tuttavia posso dire nella mia esperienza quarantennale che è
rarissimo. Perché il tossicodipendente che è per la strada, che si vede
cacciato fuori di casa e rifiutato dai parenti o che esce di galera, sa
benissimo che chiunque lo accolga è un benefattore.
Ma se qualcuno si vuole vendicare, come sostiene in coro la destra secondo
le tesi della difesa…
Sì, ci possono essere forme di malessere, non chiamiamola vendetta. Ma c'è
una cosa che proprio mi addolora: vogliamo finalmente noi educatori
dimostrare fiducia verso la magistratura chiedendole semmai di fare il
proprio dovere secondo le leggi vigenti allo stesso modo per qualunque
cittadino? Cos'è questa difesa preventiva? Se lui brilla di luce propria, si
può essere solidali, provare dolore per un'accusa che può essere falsa, così
come faccio anch'io, ma quello che dispiace è vedere questa canea che si è
alzata subito dopo la diffusione della notizia? C'è chi promette una
manifestazione, chi accusa la magistratura, chi parla di complotto, chi
evoca l'anticattolicesimo. Questa sì che è una canea che fa male a tutti,
soprattutto a don Gelmini. È scandaloso: ancora una volta si vuole dividere
invece che unire.
Lo fanno per difenderlo?
Questa non è un segno di solidarietà con don Gelmini ma una difesa della
politica sulla droghe di tolleranza zero che continua a essere lì ed è
veramente grave e deleteria per migliaia di ragazzi. E pesa terribilmente su
tutti noi che ogni giorno ci confrontiamo con problemi serissimi. Ecco, qui
con me c'è un comitato di Castrocaro Terme che ricorda la morte di A. M., un
ragazzo di ventotto anni finito sui giornali per essere stato arrestato con
una piccola quantità di hashish e che lunedì 9 luglio si è suicidato nel
garage di casa per la vergogna. Nessuno ha solidarizzato con la famiglia e
la stampa lo ha già completamente dimenticato.

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