Dopo intimidazioni e sgomberi nei confronti di feste più o meno illegali che servono ebvidentemente a far capire quale sia la nuova aria che tira nel paese anche il potente Corsera manda segretamente i suoi inviati a scoprire cosa si cela dietro i rave illegali.
Eccone la fantasiosa cronaca con finale splatter:
Dentro un rave illegale, dall’sms alle anfetamine. Ecco cosa accade
I raver appartengono ad un villaggio tribale: ci siamo infiltrati dentro i sentieri nella notte
COMO – A poco più di un mese dalla morte di Nunzio Lo Castro, il diciannovenne di Castellanza che ha perso la vita al rave party di Segrate,
ci siamo infiltrati in un rave illegale organizzato all’ultimo momento
tra Alzate Brianza e Cantù, mentre è ancora viva la polemica politica
sulla opportunità di vietare, o quantomeno regolamentare questo genere
di raduni a base di musica techno.
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–>GOABASE E SMS – Il tam tam è partito nel pomeriggio grazie ad uno dei siti di riferimento per i «ravernauti» che si chiama Goabase.
Qui si possono trovare tutti i rave party in programma in Italia e nel
resto del mondo, comprese le istruzioni su come arrivare in un
determinato luogo segreto a poche ore prima dell’evento. Ma non ci sono
solo i siti specializzati, l’altro passaparola più diffuso sono gli sms
a catena che si ricevono durante la giornata per gli aggiornamenti. Per
confonderci, abbiamo indossato la felpa con il cappuccio in stile
«Paranoik Park» e ci siamo introdotti tra alcuni ragazzi diretti al
party segreto. Durante il tragitto in auto, un sms ci ha avvisato che
la località del rave era ad Alzate Brianza in provincia di Como, in un
bosco lontano dalle aree industriali o dai centri abitati.
L’appuntamento è nella notte. Sono le 24 e il buio è quasi totale.
Raggiungiamo a fatica il luogo nascosto del rave che riconosciamo
subito dalla presenza di camper e dalle numerose file di macchine
posteggiate in qualche modo ai bordi del rettilineo principale. Da
lontano si intravede qualche luce psichedelica verde, diluita dalla
fitta presenza di abeti e soprattutto si sentono le percussioni
assordanti della musica techno che ci guidano come fossero lampioni.
LOCATION TOP SECRET – Attraversiamo a piedi 1 km di un campo
incolto cercando di non finire nel fango. Non siamo i soli, tra i
sentieri incontriamo tantissimi ragazzi che si fanno strada con
l’illuminazione del telefonino. Hanno i sacchi a pelo e gli zainetti
per passare la notte, perché il rave finirà il giorno successivo.
Improvvisamente, si apre davanti a noi lo scenario del luogo «top
secret» che è suddiviso naturalmente in due piazzole, con un sentiero
che funge da collegamento. Nelle due aree ci sono due consolle con i dj
all’opera protetti dalle tende da campeggio. A metà del sentiero c’è un
bar di fortuna con tutti gli alcolici in bella vista. Centinaia di
ragazzi con il cappuccio della felpa sopra la nuca ballano a due dita
dalle casse e dai diffusori di techno. Lo faranno per ore senza
staccarsi mai, sotto l’effetto dell’ectasy o della anfetamina che dura
anche 12 ore. Qui, la droga di ogni genere si consuma ritualmente: in
coppia, a gruppi, da soli. Sono le quasi le 3 di notte e qualcuno cerca
di scaldarsi con i due fuochi accesi per affrontare il freddo che è
ancora proibitivo.
IL LORO MANIFESTO – I raver appartengono ad un villaggio tribale e il loro credo è l’abbattimento della legalità, come recita il rave pensiero:
«La nostra dipendenza è la tecnologia. La nostra religione è la musica.
La nostra moneta è la conoscenza. La nostra politica è nessuna. La
nostra società è un’utopia che sappiamo non sarà mai. Potete odiarci.
Potete ignorarci. In questi spazi improvvisati, noi cerchiamo di
liberarci dal peso dell’incertezza di un futuro che voi non siete stati
capaci di stabilizzare e assicurarci. Noi cerchiamo di abbandonare le
nostre inibizioni, e liberarci dalle manette e dalle restrizioni che
avete messo in noi per la pace del vostro pensiero. Noi cerchiamo di
riscrivere il programma che avete cercato di indottrinarci sin dal
primo momento che siamo nati…».
Alle 4 il cielo era stellato, molti di loro erano stesi per terra.
Ambra Craighiero