Migliaia alla Million Marijuana March 2008

Sabato 5 Maggio 2008, a pochi giorni dalla
sentenza delle sezioni riunite della cassazione che ribadisce l’essere
reato della coltivazione anche di una sola pianta, si è tenuta a Roma
la VIII edizione della MMM.
Nonostante l’oscurantismo massmediatico e la disattenzione della
Politica decine di migliaia di antiproibizionisti più e meno giovani
sono scesi in strada a chiedere ancora una volta la fine del
proibizionismo, la fine della persecuzione per i consumatori, la
liberazione di una pianta parte del patrimonio botanico di questo
maledetto paese.
di seguito l’articolo su liberazione di Domenica:

A Roma la tappa italiana della Million marijuana march, evento in
contemporanea con altre 237 città
E’ un fiume di antiproibizionisti
il primo corteo nell’era Alemanno

Checchino Antonini
Dedicata ad Aldo Bianzino, l’ebanista poco più che quarantenne arrestato per
qualche pianta di marijuana che aveva seminato nel suo casale in Umbria e
morto il giorno dopo in galera per cause ancora da chiarire. L’ottava volta
in Italia della Million marijuana march scende da piazza della Repubblica
col suo carico di decibel techno e reggae e migliaia di persone, perlopiù
giovani e giovanissimi di diverse città tenuti insieme da tre parole
d’ordine condivise, nello stesso momento, da persone simili in altre 237
città di tutto il mondo: fine delle persecuzioni per i consumatori; diritto
all’uso terapeutico della Cannabis; diritto a coltivare liberamente una
pianta che è parte del patrimonio botanico del pianeta. All’arrivo, qualche
ora dopo, alla Bocca della Verità, i promotori contano di superare le 35mila
presenze dello scorso anno.
E’ dal ’99 che l’idea di Dana Beal, reduce del Vietnam, attivo dal ’66 per
la legalizzazione dell’erba e fondatore di Cures not wars (Cure non guerre)
è diventata un evento planetario nato per contrastare le retate di massa di
consumatori newyorkesi da parte di un «sindaco fascista, Rudolph Giuliani»,
così lo definiva Beal.
E Roma, un sindaco fascista ce l’ha davvero. E questa è la prima
manifestazione dalla sua elezione. Gli accordi per l’occupazione di suolo
pubblico, spiegano gli organizzatori, erano già stati presi. «D’ora in poi,
probabilmente, si dovrà pagare per avere le autorizzazioni dal Campidoglio e
manifestare sarà uno status symbol», spiega Mefisto, il coordinatore
italiano dell’evento, 48 anni, romano, postelegrafonico. Ma anche prima di
Alemanno, tre leggi proibizioniste a vario titolo (Bossi-Fini,
Fini-Giovanardi e Cirielli) hanno incrementato gli arresti di mille al mese.
E dopo una serie di sentenze contrastanti, la Cassazione, a sezioni riunite,
ha appena vietato la coltivazione domestica anche di una sola pianta. E
funzionerà da ulteriore moltiplicatore di galera. Anche per chi adopera
marijuana per curare decine di patologie (epilessia, sclerosi, Hiv,
glaucoma, Parkinson ecc…): «Può sostituire ben più nocivi farmaci da banco
e per questo infastidisce l’industria farmaceutica», spiega Alessandra
Viazzi, 36 anni, presidente di Pic, associazione di "pazienti impazienti".
E’ possibile, ma molto costoso e lungo, importare erba in barattolo
dall’Olanda con un giro vizioso di carte tra medici di base, farmacie
territoriali e ministero. «Se va bene ci mette 3 mesi, ma spesso è così
lenta che scade l’autorizzazione». L’ideale sarebbero i "Cannabis social
club", per la coltivazione diretta e la vendita ai soci maggiorenni senza
scopo di lucro, come avviene in Belgio, Svizzera, Spagna.
Chi invece il proibizionismo lo ringrazia sono i trafficanti di eroina,
tornata in auge con la Fini-Giovanardi, e quelli di coca, mai così popolare.
«I pischelli che fanno business preferiscono rischiare con sostanze più
redditizie dell’erba», va avanti Mefisto mentre tre maschere di Fini,
Giovanardi e Berlsuconi bruciano libri sulla cannabis all’incrocio tra i
Fori Imperiali e via Cavour. Ogni riferimento al fascismo è puramente
voluto. La parola più diffusa sui da-tse-bao che spiccano dai camion è
resistenza, sebbene nella sua accezione psicoattiva. Altri striscioni
salutano Albert Hofmann, scienziato, scopritore dell’Lsd, morto a 102 anni
quattro giorni fa.
E’ l’abuso di proibizionismo ad uccidere, non le sostanze. Per questo la
dedica a Bianzino (l’anno prima fu per Federico Aldrovandi, e prima ancora
per Giuseppe Ales), per far marciare una narrazione alternativa a quella
sicuritaria e autoritaria dominante: sicuri sì, ma da morire. Prossimo
appuntamento il 31 maggio per CanaPisa nella città toscana dove il sindaco
Pd appena eletto vuole sgomberare il centro sociale Rebeldia e le 24
associazioni che ospita per fare posto a un parcheggio di bus dal sinistro
nome: Cpt. La tradizionale street parade di Bologna, invece, non si farà. Lì
c’è da tempo, un Alemanno di "sinistra".

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