Il capo della polizia del Galles: «Il proibizionismo? Immorale»

Legalizzare tutte le droghe. Il parere pragmatico di Brunstrom al governo locale
Il capo della polizia del Galles:
«Il proibizionismo? Immorale»

di Francesca Marretta
Londra
Non legalizzare le droghe, incluse eroina e cocaina, è «immorale». Lo dice il capo della polizia del
Galles del Nord Richard Brunstrom, che ha invitato il governo britannico a mettere fine alla «fallimentare»
guerra ai narcotici illegali.
In una dettagliata analisi presentata il 15 ottobre alla North Wales Police Authority, da inoltrare a Westminster
e alla Welsh Assembly (governo locale gallese) in risposta alla richiesta da parte del ministero dell’Interno
dell’espressione di pareri di esperti al fine di elaborare una strategia di lotta al narcotraffico per iprossimi 10 anni,

Brunstrom sostiene che «se le politiche sulle droghe per il futuro auspicano ad essere pragmatiche, piuttosto che
moraliste, mosse da principi etici e non da dogmi, allora l’attuale approccio proibizionista va messo da
parte in quanto inefficiente e immorale e rimpiazzato con un sistema unificato basato su riscontri (che includano
specificamente alcol e tabacco), allo scopo di minimizzare i danni per la società».
Le droghe oggi sono più economiche e più diffuse che mai, sostiene il Chief Constable gallese, noto nel
Regno Unito per la sua strenua  lotta alle infrazioni del codice della strada. Due anni
fa, quando fece dell’autovelox sulle strade della sua contea una priorità,
The Times lo definì il “mullah pazzo dell’autovelox”.
Pochi giorni prima di presentare
la sua proposta sulla
strategia antidroga,
Brunstrom si è inventato
una nuova tattica per stanare
gli automobilisti indisciplinati,
ingaggiando volontari
ultraottantenni muniti
di autovelox e taccuino
alla mano da piazzare agli
angoli delle strade. Misure
“originali” che gli hanno
alienato le simpatie di non
pochi cittadini.
Contro la sua proposta di
legalizzazione delle droghe
si è schierata invece, in prima
istanza, l’Association of
Chief Police Officers (Acpo),
associazione di riferimento
dei Capi dei distretti
di polizia, un cui portavoce
si è affrettato a dichiarare
che «lo spostamento verso
una totale legalizzazione
delle droghe, nella nostra
visione, avrebbe l’effetto di
esacerbare enormemente i
danni alle persone in questo
paese, non quello di ridurli
». Né il governo, né
l’opposizione in Gran Bretagna,
sono suscettibili di
considerare, anche in maniera
superficiale, le circostanziate
conclusioni presentate
nel rapporto di 30
pagine intitolato Drugs Policy
stilato da Brunstrom, in
base alle quali si sostiene
che da una legalizzazione
delle droghe ci sarebbe solo
da guadagnare.
Alla conferenza del partito
Laburista di quest’anno, il
premier Gordon Brown, ha
dichiarato che il «messaggio
chiaro» del governo è
che «le droghe non saranno
mai depenalizzate», mentre
la strategia per la lotta al
narcotraffico presentata
dal ministro-ombra conservatore
dell’Interno, David
Davis, consiste nella
proposta di rafforzare l’impiego
della polizia di frontiera
per arginare l’introduzione
di droga nel Regno
Unito, aumentare i centri di
riabilitazione e «mettere in
strada la polizia per catturare
gli spacciatori ed assicurare
capacità sufficiente
nelle carceri in modo da assicurare
che questi ultimi
vengano effettivamente
puniti». Il rapporto del
Chief Constable Brunstrom,
presenta, a differenza
di quella espressa da alcuni
politici, una visione
del problema che va oltre la
questione della criminalità
nel Regno Unito. Il proibizionismo,
sostiene Brunstrom
nel suo rapporto, ha
creato destabilizzazione
nei paesi produttori di sostanze
stupefacenti ed ha
danneggiato la salvaguardia
dei diritti umani a livello
internazionale, oltre ad una
crisi nel sistema giudiziario.
Opinioni suffragate da
pareri espressi dal Comitato
per la Scienza e la Tecnologia
della Camera dei Comuni,
che Brunstrom cita
nell’elaborato, di critica
agli approcci al problema
non basati su dati scientifici.
Nel rapporto è anche
chiamato in causa lo stesso
ex ministro dell’Interno
John Reid, il quale ammette
che il proibizionismo non
funziona.
Passando all’analisi di fatti,
Brunstrom evidenzia che
nel 2004 sono morte in Scozia
13mila persone per cause
connesse all’uso di tabacco.
Duemilaventicinque
sono stati i morti per
cause legate al consumo di
alcol, mentre le morti da
addebitare all’uso di droghe
illegali, sono state, nello
stesso periodo, 356. In
termini economici, l’uso di
droghe pesanti in Inghilterra
e Galles, arriva a costare
al bilancio 17 miliardi di
sterline l’anno, di cui il 90%
in termini di lotta alla criminalità.
Con la legalizzazione
delle droghe, conclude
Brunstrom, si ridurrebbe
in maniera netta l’attività
criminale e si potrebbero
trasferire fondi da impiegare
per prevenzione
riabilitazione. Il governo
Brown non la pensa così e
nemmeno Cameron, che
ha, nella fattispecie, la giustificazione
di essere il leader
dei Conservatori.

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