il funerale di bologna (il resto del carlino)

 

 

                                                                                                                                                                            Via del Pratello, i collettivi celebrano

il 'funerale' di Bologna


Momenti
di tensione fra polizia e manifestanti. La parata organizzata dal
Livello 57 contro il sindaco Cofferati. I manifestanti si sono
concentrati in piazzetta San Rocco. Probabilmete il corteo punterà ad
arrivare in piazza XX Settembre.

Bologna, 29 settembre 2007 –Una bara nera con tanto di candele attorno, una ghirlanda di fiori e una messa funebre: così in piazzetta San Rocco, in via del Pratello a Bologna è iniziata la Street space parade
organizzata dai Collettivi autonomi contro il sindaco di Bologna Sergio
Cofferati per «celebrare i funerali di una città razzista e
proibizionista». Attorno alla bara tre striscioni: «da Bologna viva a Bologna morta»; «Cofferati vergogna riprendiamoci Bologna»; «Zona temporaneamente liberata».

 

La protesta è contro il divieto di effettuare la tradizionale Street Parade
con i camion che diffondo musica ad altissimo volume lungo le strade
del centro cittadino. Al momento in via del Pratello sono presenti
circa 200 No global e membri di Collettivi ma, dicono gli
organizzatori, il numero è destinato a crescere. La Questura di
Bologna, prendendo atto di quanto deciso dal Comitato per l'ordine
pubblico, aveva vietato la sfilata per le vie del centro proponendo un
percorso alternativo che avrebbe dovuto partire da piazza XX Settembre
per arrivare al Parco Nord. I Collettivi hanno comunque deciso di riunirsi in via del Pratello,
a ridosso del centro di Bologna. Il leader del Livello 57, Rosario
Picciolo ha definito «un grande successo» il fatto di essere riusciti
ad organizzare la manifestazione antiCofferati in via del Pratello e
annunciato l'intenzione di dirigersi verso il centro, ma questo
dipenderà dalla contrattazione con la polizia.

Probabilmete il corteo punterà ad arrivare in piazza XX Settembre,
vicino alla Stazione ferroviaria. Intanto, si aspetta la «celebrazione
dei funerali della città»: i sei 'becchinì con indosso la maschera di
Cofferati porteranno in spalla la bara. «È Cofferati – ha spiegato
Picciolo – che simbolicamente celebra i funerali della città».

 

 

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Cagliari, coltivare droga in casa non è reato

 

Cagliari, coltivare droga in casa non è reato
"se si dimostra che l'uso è personale"

CAGLIARI – Coltivare due piantine di marijuana nel terrazzo della propria
casa non è reato. Ma solo se si dimostra che la piantagione serve a
soddisfare le esigenze personali di consumo. Il Tribunale di Cagliari
questa mattina ha assolto un giovane denunciato dai carabinieri lo scorso
agosto perchè nella sua abitazione erano state trovate due piante di
marijuana.

L'imputato, giudicato col rito abbreviato, è stato assolto perchè il
fatto non sussiste. Le motivazioni si conosceranno tra trenta giorni, ma è
probabile che il giudice abbia accolto le argomentazioni del suo difensore,
l'avvocato Giovanni Battista Gallus, che ha richiamato una sentenza della
Cassazione dello scorso maggio e una, di analogo contenuto, del Gup di
Cagliari, risalente a giugno. La Suprema Corte aveva individuato una netta
differenza tra la coltivazione in senso tecnico-giuridico e quella
"domestica" di poche piantine. Equiparando, insomma, la piantagione
casalinga alla detenzione per uso personale.

(28 settembre 2007)

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PSYCO BOOM

PSYCO BOOM

(Tratto da L'Espresso.it di
Agnese Codignola) Aumentano i consumi di medicine per combattere ansia
e depressione, attacchi di panico e disturbi alimentari. Al ritmo
dell'8 per cento l'anno. E si abbassa l'età di chi cerca nelle pillole
il rimedio contro le difficoltà della vita. Con molti rischi Continue reading

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STREET SPACE PARADE

STREET SPACE PARADE
Bologna 29 settembre 2oo7

Ho visto
La paura
L'ignoranza
L'intolleranza
L'ottusità
Il proibizionismo
La repressione

Ho visto
Un sindaco ossessionato dalla legalità fare scuola a livello nazionale
sulle politiche securitarie e del controllo sociale. L'ho visto sempre
scortato dai gorilla perché il più insicuro è proprio lui.

Ho visto
Bologna morire di una morte neanche troppo lenta ma sicuramente dolorosa.
Una città unica diventare improvvisamente banale. Banale come un'altra
multa per divieto di sosta, per divieto di transito.

Intollerabile tolleranza zero: vogliamo accessibilità e diciamo basta ai
divieti insensati. Perché vogliamo transitare e sostare nelle piazze e
nelle strade che sono anche nostre, di quelli che non hanno paura del
diverso, anzi sono ansiosi di confrontarsi con le diversità. Di quelli che
vengono qui perché vogliono imparare, di quelli che lavorano e lavoreranno
in questa città, di quelli che lavorano per questa città. Di quelli senza
tessera, di quelli che più sicurezza non vuol dire più polizia. Di quelli
che sono vittime della polizia, per aver trasgredito le regole inique
frutto di una politica repressiva fondata sulla paura.

Ancora una volta nelle strade, nelle piazze, sotto i portici, persino sui
muri STREET SPACE PARADE! Perché per creare percorsi di vita liberi da
logiche consumistiche o elettorali abbiamo bisogno di spazi sociali. Z T L
saranno Zone Temporaneamente Liberate dalla paura, dall'ignoranza,
dall'intolleranza, dall'ottusità, dal proibizionismo attraverso i nostri
corpi, i nostri progetti, le nostre passioni. Zone finalmente accessibili
alla condivisione, e scusateci se faremo rumore, se il fermento della vita
fa rumore!

Autunno è qui comincia adesso….

Open the space

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DROGA: COLTIVANO PIANTE MARIJUANA IN CASA, ASSOLTI

 

DROGA: COLTIVANO PIANTE MARIJUANA IN CASA, ASSOLTI (ANSA) – BOLOGNA, 25 SET – I
carabinieri e i vigili urbani trovarono a due studenti, in un sorta di serra
artigianale ricavata da un armadio, 7-8 piantine di marijuana per un principio
attivo totale di 5,85 grammi. Oggi i due ragazzi sono stati assolti dal Gup di
Bologna Andrea Scarpa perchè il fatto non sussiste. L'archiviazione, oltre che
dai difensori – avvocati Roberto Casella ed Elena Rampado – era stata chiesta
anche dal Pm Enrico Cieri, ma il Gip Marinella De Simone fece una imputazione
coatta. Oggi, però, in un rito abbreviato il Gup li ha assolti rifacendosi a una
sentenza della Cassazione del maggio scorso. Nella sentenza numero 17983/07,
depositata il 10 maggio, su ricorso di un uomo condannato anche in appello per
aver coltivato nel proprio terreno cinque piante di marijuana, la sesta sezione
penale della Cassazione fece una ricostruzione storica della normativa in tema
di coltivazione di droga per il consumo esclusivamente personale, escludendo
alla fine che la coltivazione cosiddetta domestica sia penalmente perseguibile
anche dopo la legge Fini-Giovanardi. Secondo la suprema corte, è compito del
giudice valutare se una piantagione, per le sue caratteristiche, rientra nel
concetto di «coltivazione», cioè di una quantità di piante notevoli, oppure se
non possa nemmeno definirsi tale perchè modesta e rudimentale e in questo caso
la fattispecie ricade nel concetto di detenzione. Trattandosi di una piccola
coltivazione i due sono stati assolti. Le piantine vennero scoperte nel gennaio
2004 in un paese della cintura bolognese. I vigili vennero chiamati per
schiamazzi provenienti in un garage utilizzato dai due studenti, che oggi hanno
25 e 24 anni, e sentirono nell'aria odore di hascisc, videro un armadio chiuso e
chiamarono i carabinieri. Nell'armadio era stata ricavata una sorta di serra
dove crescevano le piante di cannabis, alte poco meno di 90 centimetri, grazie
anche ad una lampada e ad un ventilatore. Così venero denunciati. (ANSA).

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Mamma…la Turco!!

04-09-2007, ore 14:47:12
 
Italia. Turco: Nas a scuola aiutano ad educare
 

'L'intervento dei Nas potrebbe servire non solo a individuare la
presenza di droga nelle scuole, ma anche a sostenere presidi e
insegnanti nell'attivita' preventiva ed educativa'. Lo ha detto il
ministro della Salute Livia Turco intervenendo in diretta alla trasmissione 'Viva Voce', in onda questa mattina su Radio24.
'I Nas sono massimamente esperti del sistema sanitario nazionale –
conclude il ministro – e possono dare informazioni agli studenti'.

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la cannabis non provoca comportamenti violenti

Canada. Studio: contrariamente ad alcol e cocaina, la cannabis non provoca comportamenti violenti

Da Notiziario Aduc, – 27 agosto 2007

Il consumo di cannabis non e'
associabile a comportamenti violenti, secondo uno studio pubblicato
sulla rivista scientifica Addictive Behaviors.
I ricercatori del
Centro studi sulle dipendenze dell'Universita' di Victoria hanno
studiato la frequenza con cui coloro che commettono atti di violenza
hanno in precedenza consumato cocaina, alcol e/o cannabis. Nella loro
analisi, gli studiosi hanno tenuto conto anche del carattere
individuale dei soggetti (covariabili come la tendenza alla
irascibilita', alla violenza, al rischio, al non rispetto della legge).
I
ricercatori sono giunti alla seguente conclusione: "Una volta prese in
considerazioni le covariabili, il frequente uso di alcol e cocaina e'
connesso in maniera significativa alla violenza; questo suggerisce un
effetto farmacologico che potrebbe stimolare la violenza. La frequenza
del consumo di cannabis, invece, non e' legato in maniera significativa
alla violenza quando si prendono in considerazione le covariabili".
Lo
studio conferma due indagini in cui si confuta ogni legame fra l'uso di
cannabis ed il comportamento violento. La prima, condotta dal Senato
canadese nel 2002, ha riscontrato che "l'uso della cannabis non induce
i consumatori a commettere altre forme di reato. Il consumo di cannabis
non aumenta l'aggressivita' ed il comportamento antisociale".
Il
secondo studio, pubblicato dalla commissione del Governo britannico
sull'abuso di droghe, riporta: "La cannabis differisce dall'alcol in
maniera significativa. Essa non incentiva i comportamenti a rischio.
Questo significa che la cannabis raramente contribuisce alla violenza
verso altri o se' stessi, mentre il consumo di alcol e' un fattore
importante negli episodi di autolesionismo, incidenti domestici e
violenti".
Piu' recentemente, uno studio su un migliaio di
ricoverati per traumi pubblicato sulla rivista scientifica Journal of
TRAUMA Injury, Infection, and Critical Care ha rivelato che l'uso di
cannabis non e' associabile ad infortuni violenti e non violenti che
richiedono il ricovero in ospedale. Al contrario, alcol e cocaina sono
associabili ad infortuni derivati da atti di violenza.

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Arriva il cerotto contro la depressione…che ci sarà dentro?

 



ROMA
(3 settembre) – Una nuova strada contro la depressione si apre grazie a
un cerotto. Applicato dietro l'orecchio, rilasciando scopolamine,
principio attivo usato per combattere i disturbi depressivi, questo
cerotto dovrebbe riuscire a trattare sia casi di depressione bipolare,
sia di depressione ordinaria. Lo studio sul nuovo "strumento" è stato
condotto da Maura Furey, una ricercatrice dell'Istituto di Bethesda, in
collaborazione con il National Institute of Mental Health.

n.b.

La scopolamina, nota anche come ioscina è un farmaco alcaloide allucinogeno ottenuto da piante della famiglia delle Solanaceae, come l'Hyoscyamus niger o le specie del genere Datura, tra queste è da segnalare l'abbondanza nello stramonio. Viene a prodursi in queste piante come sottoprodotto del metabolismo secondario di queste piante.

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Usa. Studio: la cannabis aiuta il sonno e migliora la qualita’ della vita nei malati gravi

 
01-09-2007, ore 15:16:03
 
 

L'uso di cannabinoidi ed estratti di cannabis migliora il sonno in
pazienti con malattie gravi. Questi i risultati di una sperimentazione
clinica pubblicata sulla rivista scientifica Chemistry & Biodiversity.
"La cannabis… e' stata utilizzata per il trattamento del dolore e per
i disordini del sonno sin dall'antichita'", scrivono gli autori. "Le
sperimentazioni cliniche moderne dimostrano che i pazienti a cui sono
somministrati estratti di cannabis riportano 'un sonno piu' riposante,
un miglioramento delle loro funzioni durante il giorno, ed un
miglioramento marcato … della qualita' della vita'". Secondo dati
disponibili, sui 2.000 pazienti che hanno preso parte alla
sperimentazione, la gran parte "dimostra un netto miglioramento dei
parametri soggettivi del sonno".
Nessun volontario ha detto di aver sviluppato dipendenza dalla sostanza, anche dopo averne fatto uso per diversi anni.
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La marijuana cresce nelle case

   
MILANO
— L’ultima è stata scoperta dalla polizia ieri all’ora di pranzo, a
Bologna. Una pianta di marijuana in mezzo ai fiori sul balcone di
un’insospettabile (e inconsapevole) signora di 84 anni. L’idea era
venuta alla sua badante, che è stata denunciata. Due ore prima la
Guardia di finanza, sorvolando in elicottero le campagne vicino a
Pordenone, ha trovato 5 piantagioni con centinaia di piante alte due
metri e mezzo. La giovane «imprenditrice », scoperta anche con mezzo
chilo di roba pronta da vendere, è finita in carcere. Negli anni 70 e
80 arrivava dal Nord Europa, nei 90 è diventata monopolio degli
albanesi. Oggi la «gangja» è «made in Italy». Più facile da coltivare,
più potente. Al Sud cresce in grandi appezzamenti nascosti tra gli
aranceti, e gestiti dalla mafia. Al Nord in orti e giardini, coltivata
da consumatori-piccoli spacciatori che spesso non sanno di rischiare il
carcere. In tutta Italia in migliaia di cantine e ripostigli di
studenti universitari, operai e professionisti che si trovano nei blog
per darsi consigli. In fondo bastano 4 elementi: semi, acqua, terra e
luce. Nei «grow shop», i negozi specializzati, si vendono lampade ad
hoc per meno di 200 euro. Quando ci provavano i figli dei fiori, di
ritorno dall’India con dei germogli «introvabili», il risultato era
disastroso: troppo caldo o troppa pioggia, la canapa cresceva senza
sviluppare la sostanza attiva, il Thc. Adesso i semi che si comprano
via Internet e nei grow shop garantiscono sensazioni forti. «Si arriva
a un tasso di Thc del 24 per cento—spiega lo psicanalista Claudio Risé,
aurore di Cannabis (San Paolo), un saggio sui pericoli delle droghe
«leggere» —. Quattro volte tanto la marijuana tradizionale ». Il
cambiamento climatico, più umidità nell’aria e meno piogge, le nuove
tecniche di coltivazione «fai-da-te» e le microserre da interno fanno
il resto.
LA LEGGE E I NUMERI—La giurisprudenza italiana non è
chiara sulla coltivazione «casalinga» di marijuana in modiche quantità.
Secondo Paolo Iannucci, analista della Direzione antidroga della
polizia, «il concetto di uso personale in questo caso non è
applicabile: chi viene trovato con una pianta in casa rischia di finire
in carcere». Questo in teoria. In pratica, su 1.495.830 piante
sequestrate quest’anno, solo una cinquantina sono state trovate in
abitazioni private. «Il problema—continua Iannucci — è che la marijuana
viene coltivata dalle persone più insospettabili, in abitazioni dove le
forze dell’ordine non entrano nemmeno». E poi, in fondo, «è giusto
concentrare lo sforzo sui grandi produttori, sulla criminalità
organizzata che in Sicilia eCalabria coltiva centinaia di ettari».
Anche la Cassazione di recente ha mostrato orientamenti diversi. In una
sentenza del 10 maggio, stabilisce che coltivare marijuana «in modiche
quantità» sul balcone di casa è «una condotta penalmente irrilevante».
Tredici giorni dopo, di fronte a un coltivatore domestico con 14
piante, dichiara invece che «la coltivazione è vietata e sanzionata
penalmente anche qualora la finalità dell’agente sia il consumo
personale».
I «GROWERS» — Insospettabili. Lo dice la polizia, lo
confermano loro, i «growers», i coltivatori di marijuana per hobby.
Rigorosamente a uso personale. Il loro guru, che preferisce restare
anonimo, li descrive così: «Architetti e musicisti, medici e professori
di liceo. Studenti rasta e manager rampanti, anche di destra. Conosco
pure uno psichiatra: la sera cura la sua piantina per rilassarsi, per
staccare la spina». Ma quanti sono questi growers? «Almeno un paio di
milioni». Paolo Cento, oltre alle decine di proposte di legge sulla
depenalizzazione delle droghe leggere, ne ha presentata pure una «per
legalizzare almeno la coltivazione ». Per due motivi: primo, «dare un
colpo mortale alla criminalità organizzata»; secondo, «evitare i
contatti tra i giovani e gli spacciatori, vera porta d’ingresso alle
droghe pesanti». Risé non è per niente d’accordo: «La marijuana fatta
in casa è più pura e quindi più pericolosa. Grazie a Internet oggi
anche i ragazzini di 15 anni sono in grado di prodursi autentiche
bombe, capaci nel giro di qualche anno di distruggere loro il
cervello».
Paolo Beltramin
01 settembre 2007
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