Di
Enrico Fletzer
Bologna- La verità è semplice, per una volta é
rivoluzionaria e sta tutta scritta in un pizzino. Il termine è stato utilizzato
da un collega durante la conferenza in Comune del collettivo Open the
Space in preparazione della manifestazione di sabato: la
stret space parade promossa contro la giunta comunale e per la riapertura
dei posti chiusi in omaggio ad un nuovo ibrido giuridico politico frutto di
collaborazioni tra destra centro-sinistra , quello che a Bologna si chiama la
legge Fini-Giovagnoli dal nome del magistrato che persegue gli
antiproibizionisti. Sappiamo che la mafia non apprezzerà anche perché il pizzino
era la minuta del capo della Digos di Bologna che proponeva a Rosario Picciolo,
portavoce del collettivo, un corteo autorizzato anche se “alleggerito” per le
vie del centro e che Ciarambino avrebbe sottoposto ai capi.
La differenza di stile tra lui e il questore è notevole.
Anche se il dottor Vincenzo Ciarambino è una persona affabile e di
gran talento, i capi-bastone non hanno apprezzato e la “proposta
di riduzione del danno nei confronti ” di una manifestazione poco consona ha
fatto il resto . Peccato .Questi agenti a differenza di altri sanno cos’è la
realtà ed hanno un approccio realistico . Questa sarebbe la politica
ma a fare il funerale alla politica di Cofferati
è proprio il signor Ciarambino uno degli eroi della
manifestazione e che la sinistra radicale potrebbe proporre come
Questore.
Lo hanno capito tutti chi se ne deve andare
: in primis Cofferati ma anche l’attuale Questore Francesco Cirillo appare come
una persona ormai compromessa con la clique di “falce e carrello”, in una
città dove anche la verità è diventata cash’n carry.
Ciarambino e il suo pizzino ha dimostrato perlomeno
di sapere e volere ragionare e di questi tempi a Bologna di
cervello legale ce n’è disponibile solo a destra : come quel
maiale invitato alla manifestazione antimoschea di FI,Lega e AN
che poi, forse per ragioni di I.Q. non si è presentato al concentramento
islamofobo in Piazza Maggiore. Un meeting peraltro
autorizzato proprio da Cirillo&Cofferati . Come direbbe Veltroni è
un No alla Moschea tutto volto a favore dell’ordine
pubblico e della libertà di culto, di riunione e di pensiero dei Cristiani
Integralisti mangiamortadella
Nel frattempo anche grazie al carattere radicale della
settimana di lotta per gli spazi che sfocerà il prossimo sabato, delle
piccole crepe hanno incrinato le facce dei sindaci più
carogna che erano rappresentati al funerale del Pratello. Come si
evince dagli striscioni dei laici accorsi numerosi per ribellarsi al Sindaco,
questo conduce una conventio ad excludendum contro
le espressioni del pensiero laico e dell’autodeterminazione
tuttora sottoposte al vaglio incrociato di Curia, Questura, Comune,Partito e
Magistratura con tutti i soggetti attanagliati in un groviglio
inestricabile e che pretendono di definire come “ordine pubblico” la propria
rappresentazione ideologica di quel che é giusto e che confina con la
Gesinnungsjustiz, la giustizia ideologica dei nazisti. Intanto il
pesce puzza dalla testa a cominciare dalla
Questura.
Questo intreccio proibizionista, liberticida e anche
suicida ,sembra definire l’ordine del mondo qui a Bologna ma soprattutto
costituisce una ipotetica quadra,un possibile
orizzonte alla legge& ordine , in realtà
falsa coscienza e possibile identità di un partito che non
c'é. Il tutto a beneficio o meglio a detrimenti di Rudolph Giuliani in corsa
con i Repubblicani americani.
Bologna per quanto ancora
prigioniera di un mish-mash di fondamentalismo e stalinismo è
insorta al Pratello con notevoli segni d’insofferenza e la
parola d’ordine “Cofferati Carogna Via da Bologna” ha mandato un
segnale chiaro a chi sta cincischiando Ma la cosa curiosa che ormai la guerra a
Cofferati l'aveva già vinta Abramo Lincoln nel 1864
:
“Una volta che hai perso la stima dei tuoi concittadini,
non potrai più recuperare il loro rispetto e la loro stima E’ vero che puoi
prendere in giro tutti per un po’di tempo e puoi anche
prenderne in giro un po’ per tutto il tempo. Ma non puoi prendere in giro tutti
tutto il tempo”
Questa frase poi ripresa da Bob Marley in
Stand Up Get Up ha mosso i manifestanti alla conquista della Città Proibita.
Anche se perchè se é vero come dice Ilvo Diamanti che la politica urbana dei
comuni italiani non esiste più , la non politica ha portato alla
costruzione in Italia di tanti set virtuali che ricordano i villaggi russi
costruiti in onore del principe Grigori Alexandrovič
Potëmkin. Secondo la leggenda, l’aristocratico
aveva fatto costruire dei villaggi di cartone lungo le rive del
Dniepr. Stiamo parlando di territori riconquistati all'Impero Ottomano come poi
fece Cofferati sul Lungo Reno nei confronti dei Rumeni. Il tutto per
impressionare una signorina, Caterina II di Russia durante il suo
viaggio in Crimea nel 1787. Proprio come
Cofferati che parlava di soli “maschi adulti” e non
di “ donne e bambini” durante i rastrellamenti da lui
ordinati.
Il villaggio Potëmkin
In questo set russo, che per l’enorme
estensione il fumettista tedesco Gerhard Seyfried aveva definito il più grande
mercato mondiale dei comix, i villaggi erano di cartapesta, e c’erano attori che si
atteggiavano a falsi pastori e fingevano di vivere una vita facile e felice.
L'imperatrice fu stupita di vedere in questa regione anche un esercito ben
organizzato e una intera flotta a Sevastopoli. Nel suo viaggio Caterina II era
accompagnata dai numerosi ambasciatori stranieri. Uno di questi diplomatici,
l’ambasciatore Gelbig, è considerato l'autore della leggenda. L'episodio è
narrato infatti in un suo libro-pamphlet dal titolo "Potëmkin Tavrkiceskij". Il
pamphlet è stato pubblicato ad Amburgo ed ebbe una vasta diffusione in Olanda e
Gran Bretagna. Nel suo libro Gelbig accusa il conte Potëmkin di aver sottratto
il denaro ricevuto per la provincia e di aver organizzato una messa in scena per
non farsi scoprire dall’ Imperatrice. In particolare avrebbe impiegato trucchi
quali spostare gli stessi greggi di pecore lungo il percorso dell'Imperatrice e
di aver dipinto diversi mercantili da navi militari presentandoli come la flotta
di Sevastopoli.