UNIRIOT VERSO LA STREET PARADE ANTIPROIBIZIONISTA DEL 14 APRILE
Ogni giorno all'interno delle facoltà affermiamo il diritto ad autogestire i nostri tempi e i nostri spazi; lo facciamo costruendo dispositivi di condivisione dei saperi e mettendo in gioco pratiche di resistenza ai meccanismi di disciplina e controllo introdotti dalle riforme universitarie.
In questi mesi abbiamo dato vita a seminari, dibattiti e assemblee sul fenomeno dell'uso delle sostanze, sui loro effetti e rischi, sulla legislazione in vigore. Da queste riflessioni è nata l'esigenza di andare oltre l'idea di "consumo consapevole", di aprire una discussione dentro e fuori l'università su quale relazione intercorre oggi tra saperi, produzione, corpi e consumo.
Nei nostri atenei, come nel resto dei luoghi della metropoli attraversati dagli studenti, il consumo di sostanze è un fenomeno diffuso e trasversale, che non può più essere compreso se non collocandolo all'interno del nuovo paradigma del lavoro postfordista, dove tempo di vita e tempo di lavoro coincidono, dove la produzione di saperi investe la materialità dei corpi.
Il consumo di sostanze psicotrope, al di là dell'astratto binomio di legalità e illegalità, è un tratto costitutivo della nuova composizione del lavoro cognitivo. Di fronte ad un fenomeno di massa come l'uso delle sostanze, la vera sfida oggi è quella di interrogarsi su qual'è il confine che separa sperimentazione e dipendenza; su come sia possibile, attraverso la prassi conflittuale, mantenere aperto lo spazio della sperimentazione, del desiderio, della produzione di soggettività e respingere il rischio, sempre presente, di farsi catturare nella gabbia della compatibilità, della dipendenza, della morte.
Le politiche proibizioniste costituiscono, tra le altre cose, un sistema di controllo sui saperi; impongono agli atenei di operare tagli e selezioni tra saperi legali e illegali, di stabilire gerarchie tra ciò che è degno di entrare nel dibattito dottrinale e ciò che invece va tenuto fuori e bandito.
Al contempo le università italiane prestano il fianco alle stesse tecniche repressive: dai laboratori chimici messi a disposizione delle forze dell'ordine per l'analisi delle sostanze sequestrate, alla chiusura degli spazi occupati nelle facoltà; dalla sperimentazione di nuovi dispositivi di controllo alla continua vigilanza esercitata dai commissariati delle università su chi, tra una lezione e l'altra, si ricava momenti di relax e socializzazione spesso accompagnati da una canna.
Per questo, come Rete UNIRIOT, parteciperemo attivamente alla street parade antiproibizionista del 14 aprile. Costruiremo un grande spezzone che, in modo radicale e determinato, palesi l'opposizione degli studenti alla legge Fini-Giovanardi, a ogni politica proibizionista e a tutti i governi che se ne fanno esecutori materiali.
Crediamo sia importante una partecipazione di massa a questa parade in un momento in cui la situazione nelle scuole e nelle università si sta facendo sempre più grave. In un momento in cui, come dimostrano gli stessi dati ministeriali, la legge fini continua a fare effetto: migliaia di studenti, precari e consumatori vengono perseguitati penalmente per le loro scelte.
E' ora di scendere in piazza per affermare la libertà di scelta, per rivendicare i propri stili di vita, per opporsi al governo Prodi, che in perfetta continuità anche ideologica con il governo precedente, non abroga questa legge.
NESSUNA DIPENDENZA NESSUNA PROIBIZIONE
Www.UNIRIOT.org
Network delle facoltà ribelli
il vostro carro spettacolare!!!!!complimenti m’avete messo gioia:)