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Salve, vorrei segnalarvi la nostra campagna contro i posti blocco della GdF agli eventi reggae a Bari.
Saremmo lieti di una vostra adesione di solidarietà, come gruppo od
organizzazione, o anche come singoli, al nostro appello riportato qui
sotto.
E’ possibile aderire rispondendomi per email, o ancora meglio lasciando
un commento all’appello nel blog, nella pagina delle adesioni
http://lamusicanonsiblocca.wordpress.com/comunicato-e-appello/elenco-adesioni/
Saluti e grazie per l’attenzione.
Mimmo
Coordinamento artisti reggae nella provincia di Bari
http://www.lamusicanonsiblocca.wordpress.com
La musica non si blocca!
Il reggae a Bari contro la criminalizzazione della vita notturna e per la depenalizzazione della cannabis.
Gli operatori e gli artisti legati alla scena musicale del reggae in
puglia, intendono denunciare pubblicamente un singolare fenomeno di
accanimento repressivo nei loro confronti.
La questione è di interesse generale, perchè riguarda un notevole
spreco di energia e di risorse pubbliche che danneggia la vera lotta
alla criminalità ed ai traffici illeciti, preferendo piuttosto
criminalizzare un fenomeno musicale in quanto tale, fermando e
controllando migliaia di suoi semplici utenti, e colpendo decine di
ragazzi colpevoli solo del possesso di piccole quantità di hashish o
marijuana.
Ma veniamo ai fatti. Da circa un anno ormai, la Guardia di Finanza in
terra di Bari impiega uomini e mezzi in quantità nella lotta contro il
reggae. Avete letto bene, non contro la mafia, l’evasione fiscale,
l’alcolismo e le sostanze pericolose in generale ma contro la musica
reggae.
E’ un dato di fatto ormai che sistematicamente, qualsiasi evento
musicale grande o piccolo in provincia di Bari, purchè promozionato
come “reggae”, viene monitorato dalla Guardia di Finanza. A pochi metri
dall’ingresso dei locali vengono allestiti posti di blocco
spropositati, con almeno sei auto e decine di agenti, unità cinofile e
bilancini. Questo vuol dire soldi, straordinari per chi lavora di notte
nei fine settimana, e super utilizzo di mezzi come i cani che poi sono
stanchi per le cose più serie.
Anche per iniziative che richiamano poche centinaia o adirittura decine
di utenti, sono stati disposti spiegamenti di forze degni di raduni di
massa.
Tutto il pubblico viene sistematicamente intercettato e perquisito ogni
volta, anche per più eventi alla settimana, con il semplice risultato
di collezionare verbali di sequestro per due o tre “spinelli” ogni
tanto. Tanta sistematicità ha due effetti principali: scoraggiare
l’utenza a seguire eventi di questo genere musicale, e garantire
l’impunità ai veri spacciatori che sanno benissimo quando e dove
troveranno i controlli.
La scelta delle forze dell’ordine è quella di accanirsi e di impiegare
risorse nella repressione dell’uso delle cosidette “droghe” leggere,
cannabis e derivati, quando invece il vero pericolo per la salute e la
sicurezza è l’abuso di altre sostanze diffusissime: alcol sopratutto,
ma anche tante altre potenti droghe chimiche.
A Bari ci sono funzionari che impiegano il loro tempo a collezionare i
volantini delle feste reggae ed a leggere i forum specializzati su
internet, solo perchè da sempre questa scena musicale si è apertamente
espressa a favore della liberalizzazione delle droghe leggere. Una
rivendicazione condivisa da larghe fascie della società civile e
supportata dai più autorevoli settori della scienza e della cultura
internazionali.
I responsabili dell’ordine pubblico però dovrebbero anche sapere che
questa consapevolezza favorisce un sostanziale disinteresse verso
sostanze davvero pericolose. Tutti i gestori dei locali sanno che
quando ospitano eventi reggae devono fare i conti con uno scarso
rendimento del bar, per un consumo di superalcolici inferiore alla
media. Le risse e gli incidenti, favoriti dall’uso di sostanze
eccitanti, sono più rari che altrove. La cultura della musica reggae è
piuttosto veicolo di messaggi positivi, ecologia, antirazzismo,
solidarietà, impegno sociale e spiritualità.
Non affermiamo questo per criticare altre abitudini e forme d’arte, ma
solo per riaffermare le specificità culturali positive espresse da
questa musica che ora viene attaccata. La criminalizzazione della vita
notturna in quanto tale è sempre sbagliata: non tutela realmente la
salute e la sicurezza, in quanto ostacola la socialità e l’arte,
favorisce l’isolamento degli individui ed i traffici dei veri criminali.
Noi operatori e artisti vogliamo sapere qual’è la volontà politica
dietro queste operazioni della GdF a Bari, chi le decide, qual’è il
vero scopo e quali sono i veri risultati di questo utilizzo mirato di
risorse pubbliche.
Rivendichiamo il diritto della gente a recarsi alle nostre iniziative
senza essere automaticamente trattenuti e umiliati da noiosi ed inutili
controlli. Riaffermiamo il carattere progressivo ed edificante della
nostra cultura, che non merita di essere soffocata da una vera e
propria campagna persecutoria istituzionale.
Auspichiamo la depenalizzazione delle droghe leggere, per un utilizzo
più efficace e meno ideologico delle risorse in materia di ordine
pubblico e salute.
L’assemblea degli artisti reggae in terra di Bari (in ordine alfabetico):
Amlak Dub (sound system)
Barireggae.it (portale web)
Chop Chop (band)
Double Dose (crew)
Dread Movement (crew)
Heavy Hammer (crew)
High Grade Conqueror (sound system)
I&I Project (sound system)
Kings of Kings (crew)
Murgia Youth (crew)
Ragga Meridional (crew)
Rhomanife (band)
Shanty (crew)
Small Axe (crew)
Soundsystem.it (portale web)
South Love Vibration (crew)
Suoni Mudù (band)