Nel 2010 il numero di consumatori di cocaina in Italia potrebbe aumentare del 40% rispetto al 2007. E’ la stima di Roberto Mollica,
responsabile dell’Osservatorio dipartimento dipendenze patologiche
della Asl Città di Milano, interventuto al convegno "L’altra faccia
della coca" organizzato dall’Università Cattolica. Secondo la stessa
previsione i consumatori della polvere bianca saranno compresi tra
800mila e 1,1 milioni di persone, pari al 3% della popolazione italiana
tra i 15 e i 54 anni.
Per quanto riguarda l’offerta, negli ultimi anni si sta assistendo alla
pratica di vendita di micro-dosi, con prezzi unitari molto bassi, da
parte di spacciatori che dispongono anche di altre sostanze
stupefacenti come la cannabis. Un’evoluzione legata al fatto che il
consumo incrociato di queste sostanze è diventato la regola. D’altra
parte la cocaina sul mercato tende ad avere una concentrazione di
principio attivo più bassa che in passato, mentre accade il contrario
per la cannabis.
"A Milano -ha detto Mollica a margine del convegno- i consumatori di
cocaina sono cresciuti prima che altrove: nel 2003 il 7-8% della
popolazione compresa tra i 15 e i 54 anni aveva consumato cocaina
almeno una volta negli ultimi dodici mesi". A livello nazionale, ha
però ricordato, il dato più preoccupante è quello del ritorno al
consumo di eroina, tra i giovani: "Ci sono segnali di adolescenti che
si rivolgono ai Sert, in particolare a Roma e nel Lazio, per il consumo
di eroina fumata o sniffata. Un uso spesso associato a quello di altre
sostanze, vissuto come ‘tranquillizzante’ rispetto a quello di cocaina".
"Un identikit rigido del cacainomane -ha aggiunto Gabriella Gilli,
docente di piscologia della personalità all’Università Cattolica- non è
possibile, ma ci sono delle direzioni di personalità e comportamento
che sono associabili al consumo di coca: la difficoltà a accettare le
frustrazioni e le piccole gratificazioni quotidiane associata alla
necessità di rilanciare continuamente su gratificazioni sempre
maggiori, anche se illusorie. Un’altra caratteristica è un tratto di
antisocialità che emerge, per esempio, dagli studi sul profilo di
personalità degli assuntori di cocaina: tratti di dominanza di energia
e ricerca di assertività che sembrano essere maggiori. Questo,
purtroppo, è coerente con un certo tipo di società che richiede alti
livelli di performance".
Per Laura Rancilio, responsabile
dipendenze della Caritas ambrosiana, il cocainomane è quello che tra i
tossicodipendenti impiega più tempo, in media otto anni, per avere la
percezione del danno che lo riguarda: "La cosa più difficile, per
questo, è intercettare i giovani consumatori e offrire loro delle buone
ragioni per ‘non farsi’, che vadano oltre la paura del danno".
Rancilio boccia però l’idea di un kit per la rilevazione dl consumo di
droga da offrire ai genitori, proposta da alcuni esponenti del Comune
di Milano: "Sarebbe complicato, per i genitori, utilizzarlo in modo
efficace. Molto più importante è parlare con i propri figli".
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